Triora, il paese delle streghe
Cosa vedere a Triora, il paese delle streghe
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Nella Valle Argentina che da Taggia, patria dell’oliva taggiasca, si inerpica per le montagne, a 800 m s.l.m. c’è Triora il paese delle streghe, uno dei borghi più suggestivi e misteriosi di tutta la Liguria.
Arroccato su un colle, tra una splendida boscaglia di ulivi e castagni, è molto noto a causa di un episodio accaduto tra il 1587 e il 1589.
In quegli anni si svolse il famoso processo alle streghe, (da lì il nome) con strazianti supplizi, assurde testimonianze ed un’incredibile caccia da parte di un esaltato commissario straordinario, culminante con l’emanazione di ben cinque sentenze di condanna a morte.
Condanne che non vennero mai eseguite per un motivo che vi spiegherò in questo articolo, ma alcune poverette morirono ugualmente in seguito alle torture subite, altre nelle carceri di Genova e di alcune non se ne seppe più nulla.
La caccia alle streghe – La storia
In passato Triora era una podesteria di Genova, e al capoluogo mandava il raccolto, fino a quando complice una grande siccità e la mancanza di alternanza di coltivazioni dei terreni, il grano iniziò a scarseggiare e a non essercene abbastanza da mandare al capoluogo.
Naturalmente per la carestia e la siccità abbattutasi sulla podesteria si doveva cercare per forza un responsabile. Iniziò così la ricerca di un colpevole e quale colpevole migliore delle donne, magari povere e un po’ semplici?
Sicuramente erano donne che sapevano usare le erbe per fare i decotti e per questo furono tacciate di stregoneria e torturate affinché ammettessero i loro malefici sul raccolto e facessero terminare la carestia.
Sottoposte alle più orrende torture, le povere donne finivano con il confessare colpe non vere e con il denunciare altre persone.
Il Commissario straordinario ingigantì talmente la questione tanto che arrivò una denuncia anche in capo ad una nobil donna.
Fu a quel punto che intervennero le autorità civili e religiose, fermamente intenzionate a mettere un freno alla situazione che oramai era sfuggita di mano al Commissario.
Fu così che ebbe fine la caccia alle streghe.
I luoghi delle streghe – la Cabotina
Tante sono le storie che si sono tramandate fino ai giorni nostri.
Secondo la leggenda, le streghe erano solite riunirsi la notte per compiere i loro riti orgiastici con il demonio e preparare le loro misture micidiali.
Il luogo degli incontri era la zona dei fienili chiamata la Cabotina, subito fuori le mura del borgo, a ridosso dell’abitato
Oggi della Cabotina, luogo leggendario tra sacro e profano, rimane un rudere meta di visitatori incuriositi dalla storia originata da quei tragici anni.
Il Castello di Triora, il paese delle streghe
Salendo per i caruggi si arriva alla fontana soprana, rivestita di lastroni di pietra, è senza dubbio la più antica e importante del paese ed è la base di partenza per la visita al Castello.
Da qui seguendo un acciottolato con la linea di mezzeria a disciplinare il transito, si sale su, fiancheggiando abitazioni secolari munite di robuste inferriate.
Del Castello non resta moltissimo ma la cinta muraria con quel che rimane del torrione, posto nell’angolo più elevato per meglio avvistare l’arrivo del nemico, mantengono intatto il loro fascino.
La Via dietro la Colla
E’ la via che costeggia l’abitato, appena al di fuori delle mura fortificate.
Si narra che non bisognasse mai lasciarvi i bambini dopo il suono dell’ Ave Maria altrimenti sarebbero stati preda delle streghe che se ne servivano per i loro incantesimi. La Porta della fontana soprana che è quella meglio conservata, esce direttamente in Via dietro la Colla.
Il suo arco tondo, i cardini dello sportello del locale dove si riscuotevano le gabelle, oggi murato, alcuni resti della cinta muraria con le feritoie per respingere i nemici, sono indizi sufficienti per capire come fosse difficile entrare nel paese.
Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria
Il Museo si trova nel vecchio Municipio di Triora, proprio all’inizio del paese ed è un vanto del borgo medievale.
La parte etnografica vera e propria è divisa in sei sale che rappresentano ognuna uno spaccato della vita dei campi.
Una sala ad esempio è dedicata al ciclo del castagno. il cui frutto ha rappresentato per lunghi anni il principale sostentamento di intere famiglie.
In una cucina, ricostruita secondo la tradizione, con il focolare e l’essicatoio, sembra di rivivere i tempi che furono; ci sono moltissimi oggetti appartenuti alle famiglie locali che sono stati donati al museo come una madia, una credenza, i lumi e un treppiede dove sembra debba accendersi il fuoco da un momento all’altro.
Non poteva mancare qualcosa che riguardasse le streghe e la loro persecuzione. Nei sotterranei sono stati allestiti ben quattro sale. Particolarmente interessante è anche la sezione archeologica del museo, dove sono esposti i reperti ritrovati nell’alta valle Argentina quali oggetti di corredo funerario, frammenti di vasi a bocca quadrata assieme a reperti ossei riferibili al neolitico medio (3800-3000 a.C.)
Cosa mangiare a Triora, il paese delle streghe
Tra i prodotti tipici è molto conosciuto il pane di Triora, scuro e casereccio, preparato con farina e crusca.
Lo puoi acquistare direttamente dal forno che si trova poco prima di arrivare nel centro abitato sulla destra.
Sentirai il delizioso profumo di pane appena sfornato e apprezzerai il poterlo comprare direttamente al banco del forno come in una bottega di una volta.
La mia attenzione è stata catturata da un cartello apposto sulla vetrina che diceva: “Il pane non è mai duro, è duro non avere pane”.
Un prodotto artigianale che ben si sposa con questo pane è il bruzzo, una ricotta fermentata con le erbe dal sapore forte e deciso.
Appena arrivi in paese potrai entrare dalla Strega di Triora, un negozio sorprendentemente fornito di formaggi freschi locali, conserve di ogni tipo, confetture molto particolari.
Quando sono arrivata stavano preparando la Cubaita, il dolce tipico che consiste in un croccante di noci, nocciole e mandorle mescolate con miele e scorze d’arancia tra due ostie.
Potrai degustare i loro prodotti ed è lì che non ho saputo resistere ad una confettura di mele e lavanda semplicemente deliziosa.